Post maratona: un bilancio interiore
Domenica scorsa ho tagliato il traguardo della mia ultima maratona. Un risultato che non do mai per scontato e per il quale sono sempre grato. Mi prendo sempre qualche giorno per fare un bilancio personale. Questo lasso di tempo mi è molto utile per assimilare tutte le emozioni che mi hanno travolto.
Vivo tra due sensazioni ambivalenti: la gratitudine di essere giunto al traguardo e l'insoddisfazione per il tempo. Sono consapevole di quanto duramente mi sono allenato. Sveglia all'alba, corse con ogni condizione meteo, lunghi in solitaria, test su test. Tutto mi faceva credere di poter imprimere sul display del mio GPS quel crono che inseguo da tempo.
Ma ahimè, non è stato così. Non avevo fatto i conti con l'imprevedibilità. La stessa che rende le mie corse più vere, profonde, altrimenti sarebbero solo una semplice equazione matematica. Tutto questo toglierebbe alla corsa il pathos, quell'emozione che la rende unica.
Dopo i miei preparativi di rito, mi dirigo verso l'arco di partenza. La giornata, inaspettatamente, è bella; il meteo prevedeva brutto tempo, e questo mi rallegra. Sono emozionato di poter disputare l'ennesima gara. L'atmosfera è carica di emozioni; mi guardo attorno e posso notare visi felici, ma anche preoccupati. Tutti noi sappiamo che in questo viaggio chiamato maratona può succedere di tutto e il risultato non è mai scontato.
Parte il solito conto alla rovescia e via... si parte! La gioia invade il mio corpo, sento il sole scaldare la pelle, sono felice, sto correndo! Mi sento libero, dopo tutte quelle settimane di allenamenti, oggi è la festa dei maratoneti.
Tutto ha inizio al trentatreesimo chilometro. Inizio a percepire un leggero senso di stanchezza, non mi preoccupo, sorrido e continuo la mia corsa. Al trentacinquesimo chilometro, la crisi fa capolino; cerco di distogliere la mia mente, ma lei, inevitabilmente, mi colpisce come un'onda anomala.
Questa volta so come comportarmi, resto calmo, ho affrontato tante crisi come questa. Respiro profondamente e continuo a correre, l'importante è correre. Inevitabilmente la mia corsa non è più efficiente, rallento, ma continuo ad avanzare. Sono triste, ma allo stesso tempo cerco di trovare la forza per andare avanti. Sono consapevole che il mio obiettivo cronometrico è ormai saltato, ma non ho perso la voglia di tagliare quel traguardo.
Quel traguardo, ora, non rappresenta solo la fine della gara, ma qualcosa di più profondo: il superamento della crisi. È la dimostrazione che, nonostante le difficoltà, sono riuscito a trovare le risorse interiori per andare avanti.
E così, passo dopo passo, chilometro dopo chilometro, arrivo al traguardo. La stanchezza è tanta, ma la soddisfazione è ancora più grande. Ho superato i miei limiti, ho dimostrato a me stesso di essere più forte di quanto pensassi.
E allora, mentre mi godo questo momento di gioia, ringrazio per aver avuto la possibilità di correre questa maratona. Ringrazio per le emozioni, le sfide, le difficoltà e i successi. Ringrazio per avermi fatto sentire vivo, parte di qualcosa di grande.
E infine, ringrazio me stesso per non aver mollato, per aver creduto in me stesso, per aver superato i miei limiti.
Perché la maratona è questo: un viaggio interiore, un'esplorazione dei propri limiti, una sfida con se stessi. E io sono felice di averla vissuta fino in fondo.
Tu cosa provi dopo il traguardo?
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