La nuova alba: verso l'ignoto
Da tempo immemore, un desiderio silenzioso mi abitava: l'idea di cimentarmi in una nuova, immensa sfida. Ho volutamente atteso, volevo essere certo che fosse un desiderio autentico, una voce interiore che mi chiamava verso l'ignoto: partecipare alla mia prima ultramaratona.
Ho iniziato a divorare libri sull'argomento, lasciandomi avvolgere dalle storie di chi aveva osato spingersi oltre i limiti. La passione cresceva, come un fuoco che arde sotto la cenere. Ho voluto che quel seme piantato nel mio cuore germogliasse lentamente, diventasse forte e radicato.
Quando ho sentito che il momento era giunto, mi sono iscritto alla mia prima sei ore a circuito. Un'emozione profonda mi ha pervaso, un misto di eccitazione e timore reverenziale. In questo periodo, mi sono allenato con dedizione, affrontando gare di ogni distanza, dalla dieci chilometri alla maratona.
Ma al termine di ogni gara, un senso di insoddisfazione mi attanagliava, come se mancasse un tassello fondamentale. Attribuivo questa mancanza alla prestazione non ottimale, ma sentivo che era qualcosa di più profondo, un richiamo dell'anima.
Questo senso di vuoto mi ha spinto a scavare nel mio io più profondo, a cercare risposte nel silenzio interiore. E la risposta è emersa chiara e inequivocabile: l'ultramaratona.
Ho deciso di affrontare questa sfida nel modo più nobile che conosco: come un viaggio alla scoperta di me stesso. Voglio competere solo con i miei limiti, senza curarmi del tempo o della classifica, ma assaporando ogni istante di questo cammino.
Sono curioso di vedere dove mi condurrà questo viaggio, quali tesori nascosti scoprirò lungo il percorso.
E tu, quale sarà il tuo prossimo obiettivo?
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